La moglie racconta Terzani: “Tiziano? Fu colpo di fulmine”

22 luglio 2017 | 09:57
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La moglie racconta Terzani: “Tiziano? Fu colpo di fulmine”
La moglie racconta Terzani: “Tiziano? Fu colpo di fulmine”
La moglie racconta Terzani: “Tiziano? Fu colpo di fulmine”

Sold out l’evento organizzato dal Musa di Pietrasanta che ieri sera (21 luglio) ha voluto ricordare, alla presenza della moglie Angela Staude, il grande giornalista fiorentino Tiziano Terzani, scomparso nel 2004 nella sua casa-rifugio di Orsigna, un piccolo borgo sulle colline pistoiesi. Un grande giornalista ma anche un grande uomo che durante la sua carriera da inviato nel mondo ha saputo lasciare, oltre a grandi romanzi e grandi intuizioni, anche aforismi saggi e lezioni di vita, ovviamente tutti all’insegna dell’allegria e del sarcasmo. Nonostante fosse un uomo molto sensibile e di indole fragile e angosciosa, infatti, è impossibile non ricordarlo per le sue battute e il suo sorriso, celato negli ultimi anni da un’incolta barba bianca che lo ha sempre fatto assomigliare, come diceva lui stesso, a un falso “santone”.

La serata ha avuto inizio alle 21, dopo i saluti di Massimo Marsili della Camera di commercio di Lucca, con la proiezione di un documentario, prodotto e curato dall’agenzia lucchese Infinity Blue: un documento unico, Tiziano Terzani, una vita sopra le righe, che raccoglie elementi di vita privata in un racconto a due voci, tra lui e la moglie Angela, parlando del loro primo incontro, poco più che adolescenti, il loro matrimonio, il rapporto speciale con i figli e la vita sempre con la valigia in mano da un continente all’altro, sempre in mezzo alle guerre e al mondo che poco a poco cambiava i suoi colori, il suo modo di essere unico. Un mix di commozione e risate che hanno ricordato i valori più grande del giornalista ma anche l’amarezza e la consapevolezza delle grandi contraddizioni della vita, delle guerre e dei potenti che col tempo hanno lasciato morire ogni cosa.
E dopo un grande applauso ecco sul palco anche Angela, con qualche anno in più ma sempre col sorriso e l’eleganza lasciatole in eredità dal marito, che con l’occasione, oltre ad approfondire le tematiche del documentario, ha presentato il suo libro Diverso da tutti e da nessuno. Tiziano Terzani sul campo nella testimonianza di amici e colleghi.
“La mia storia d’amore con Tiziano è stata sempre un insieme di presenze e assenze – ha spiegato la moglie del giornalista – ma forse è proprio per questo che siamo stati insieme a lungo e bene. Lui partiva per lavoro e stava via anche diversi mesi, poi tornava ed era quasi stancante stargli accanto: era sempre così pieno di energia, di racconti. Infatti dopo un po’ che stava a casa gli dicevo ‘ma non hai altre guerre da vedere?’. L’ho accompagnato spesso durante i suoi viaggi, lui andava ad esplorare e io rimanevo a casa da sola con i bambini. Però non mi sono mai sentita messa da parte, in qualche modo ero la sua gamba, l’altra gamba del progetto. E molto probabilmente senza il mio aiuto, senza una famiglia a cui tornare, lui non ce l’avrebbe mai fatta a sopportare tutto quello che ha visto e vissuto. Sono stata tanto tempo da sola ma non mi è mai pesato e soprattutto non gliel’ho mai fatto pesare: fare la vittima, specialmente in questi casi, avrebbe significato essere ancora peggio del boia. Non è mai stato un babbo che si perdeva troppo con i figli, ma appena tornava gli portava sempre a fare qualcosa di speciale: non scorderò mai quando tornò dall’India con due statuine di elefante. Le diede ai bambini e disse ‘in realtà ve ne ho regalati due veri, questi finti servono solo a ricordarvi che stanno allo zoo: andiamoli a vedere!’. Mi fanno ridere le donne quando dicono ‘lo voglio lasciare perché non lo amo più’ – racconta Angela – Se dicono così vuol dire solo che si erano incantate a vedere occhi azzurri, non hanno amato davvero. Oggi le coppie non sono più amiche, non riescono ad essere più complici. Per questo quasi più nessuno riesce ad avere lunghe relazioni: io e Tiziano siamo stati molto lontani, da adulti, anche perché da giovani abbiamo riempito un bel serbatoio d’amore. Ci siamo conosciuti che avevamo 18 anni, era l’estate dopo la maturità. Io sono tedesca e venni a Firenze in vacanza a trovare i parenti, ci conoscemmo da un’amica. Mi affascinò subito per il suo modo di fare, di parlare. Lui sapeva affascinare le persone. Entrambi venivamo da famiglie semplici, io figlia di un povero pittore, lui figlio di operai. Dopo poco fu facile capire che volevamo passare l’intera vita insieme. Lui si iscrisse alla Normale di Pisa, voleva diventare avvocato, io invece proseguii i miei studi a Monaco, nella facoltà di lingue. Eravamo poveri, non avevamo i soldi per mantenerci: erano gli anni Sessanta e lui cominciò a lavorare all’Olivetti, una fabbrica che ancora oggi è famosa nel mondo, ma era frustato: voleva dare qualcosa al mondo – continua la moglie di Terzani – voleva fare qualcosa di importante. Un giorno mi disse ‘io con le macchine ci voglio scrivere, non le voglio vendere’. E allora gli dissi ‘fai il giornalista, no?’. Lui mi prese per pazza. Poi finalmente ottenne una borsa di studio e ci trasferimmo in America dove cominciò a studiare cinese, la sua grande passione. Cominciò anche a scrivere per un giornale, più di cento articoli mai pagati, ma divenne giornalista. In quegli anni ci siamo molto legati, eravamo pieni di sogni, di grandi ambizioni. Per campare abbiamo fatto tanti lavori, io ho passato due anni a correggere bozze di libri noiosissimi. Abbiamo strinto i denti, sempre insieme, un serbatoio di amore pieno di speranze e sacrifici. Poi siamo andati in Vietnam, in Cina, lui così amante del comunismo che improvvisamente si è reso conto di cosa facesse e fosse davvero. I suoi ideali in un colpo divennero illusioni…ma fu l’11 settembre del 2001 a cambiare tutto. Lui aveva deciso di non scrivere più, di darsi una pausa. Poi improvvisamente quel giorno in lui scattò qualcosa e riprese a scrivere. Lui – racconta – ha previsto la risposta degli americani, una risposta con cui facciamo i conti ancora oggi: la Siria, il Medio Oriente. Lui aveva già previsto tutto, anzi, forse quello che è successo dopo l’11 settembre è stato ancora peggio delle sue premunizioni. Da una parte sono felice che non abbia potuto assistere a tutto questo. Tiziano sapeva, sapeva che quell’attentato avrebbe portato a un effetto domino terrificante. L’America è sempre stata quella attaccava, invece tutto il mondo l’ha vista accasciarsi a terra. Una vendetta così grande era scontata. E’ sempre stato il suo dono: ha sempre intuito ciò che sarebbe successo, lui riusciva sempre ad andare al di là della notizia. Il bello del giornalismo è che devi dare la notizia com’è, senza entrarci troppo dentro, senza scrivere un tuo pensiero, il tuo punto di vista, solo cose oggettive. Lui era molto bravo in questo ma poi a casa, da solo, stava male, stava male perché non riusciva a non rimanere coinvolto con le sorti dell’umanità. Mi diceva ‘io sono una cassandra, vedo ciò che accadrà, ma nessuno crederà mai alle mie parole’. Questo lo ha fatto soffrire molto, secondo me si è ammalato anche a causa di questa sofferenza. Sofferenza data anche da altri motivi: ha sempre temuto il materialismo più di qualsiasi altra cosa, diceva che avrebbe distrutto più lui delle guerre. La Cina, l’India che abbiamo visto noi – spiega Angela Staude – non ha niente a che fare con i paesi che sono adesso, anche loro, con la globalizzazione, adesso si definiscono ‘americani con gli occhi a mandorla’. E’ caduto in depressione molto spesso vedendo il mondo pieno di tradizioni e identità diventare un unico luogo. Mi raccontava che sentiva come ‘un cane nero’ sempre in agguato affianco a lui. Vedeva il mondo che aveva tanto amato diventare tutto uguale, vinto dai potenti. Si trasferì sull’Himalaya perché in un mondo così non ci voleva più stare. Quando c’è una notizia, un qualcosa di nuovo, la via verso quella cosa diventa un’autostrada per i giornalisti. Tiziano arrivava alle cose quando quelle autostrade erano ancora sentieri incolti”.

Giulia Prete