Nek in concerto a Villa Bertelli di Forte: “Porto tutto il mio trasporto”

Mentre il suo nuovo singolo Differente è tra i brani più trasmessi dalle radio italiane, Filippo Nek Neviani annuncia l’atteso tour estivo che prende il nome dal suo ultimo album di inediti ‘Unici’ e che toccherà alcune delle location più prestigiose e suggestive d’Italia. Tra queste, ovviamente, la bellissima cornice di Villa Bertelli, dove sabato (12 agosto) alle 21,30 Nek porterà il suo Unici in tour. Durante il concerto verranno presentati non solo gli inediti dell’ultimo album, ma anche gli indimenticabili successi della sua carriera, il tutto accompagnato dalla sua straordinaria energia.
‘Unici’ è il tredicesimo album di inediti dell’artista, uscito a quasi due anni di distanza dal precedente, e che vanta collaborazioni eccellenti tra cui J-Ax nel brano ‘Freud’. Appuntamento il 12 agosto a Villa Bertelli per un concerto veramente ‘Unico’.
Il programma Villa Bertelli 2017: Nek (12 agosto), Marco Masini (13 agosto), Antonello Venditti (14 agosto), Francesco Renga (16 agosto), Renzo Arbore con L’Orchestra Italiana (19 agosto), Enrico Brignano (17 agosto), Giuseppe Giacobazzi (21 agosto), Max Gazzè (22 agosto), TheGiornalisti (24 agosto), Benji e Fede (25 agosto). Per info: 0584 787251.
Ecco l’intervista a Nek
Quest’anno sono 25 anni di carriera, cosa porterai sul palco?
Uno spettacolo che vuole regalare al pubblico un grande trasporto, fatto di energia e anche di emozioni, di momenti pop-rock e momenti acustici, parentesi serie parentesi più leggere. Nel concerto ci sono sicuramente alcuni brani del nuovo album, ma anche tutti i singoli della mia carriera che le persone si aspettano e vogliono cantare. E sono grato di fare ogni sera un concerto di due ore, con brani che la gente mi richiede a gran voce ancora dopo anni. Ogni giorno non vedo l’ora.
Un tour in luoghi storici e cornici prestigiose.
E’ l’atmosfera, quella delle piazze e dei teatri, che preferisco in assoluto. Se è vero che i grandi numeri sono sempre affascinanti, nulla vale quanto guardare la gente negli occhi, sentirli vicini, costruire con loro un rapporto di intimità, scegliere di scendere dal palco ad abbracciare il pubblico…. Queste sono le emozioni che la musica sa dare.
A quale canzone sei più legato?
Le canzoni sono come delle figlie, come si fa a scegliere le proprie preferite? Sono legato a tutte in una maniera o in un’altra, è inevitabile che sia così. Ognuna è legata a un ricordo, a una fase della mia vita, a una fase della mia carriera. Quest’anno però una delle mie “figlie”, quella che forse mi ha cambiato la vita, compie 20 anni, parlo di “Laura non c’è”, e in questo tour la celebriamo con un nuovo arrangiamento più moderno.
Alterni durante il concerto parti molto intime e intense e momenti ironici, qual è il Nek che preferisci?
Credo che nella propria professione, come nella vita, sia importante bilanciare e far incontrare serietà e ironia, e non posso scegliere quale “me stesso” preferire; ogni momento richiede un’attitudine diversa e, in musica, è giusto che al pubblico arrivino entrambi gli aspetti poiché mi appartengono come artista e come persona. Mi piace molto prendermi in giro, come è successo in “Sassuolo come Palm Springs” in cui mi sono divertito a fare il rapper.
Le tue canzoni sono sempre e da sempre delle hit radiofoniche, come costruisci i tuoi pezzi?
Dipende, un tempo partivo dalla musica e in un secondo momento scrivevo il testo, ora invece le dinamiche possono essere varie. Da sempre però voglio condividere il mio lavoro con altre persone, con un team di lavoro che nella creazione della musica può portare pensieri e mondi interiori differenti dal mio; solo così arrivano gli stimoli e la carica necessaria per poter creare pezzi che poi vengono apprezzati, capiti e possono diventare hit.
Unici, il tuo ultimo album, è un grande successo. In questo disco c’è un nuovo Nek?
Nell’album c’è più musica elettronica, sentivo la necessità di affiancare la mia voce a sonorità differenti che in passato ho abbracciato raramente, come appunto i suoni elettronici ma anche ritmi più simili a quelli del soul e all’rnb. L’album è arrivato al quarto singolo e questo mi rende felice.
Unici è arrivato anche nei paesi latini. Come ti senti a essere riconosciuto anche fuori dal nostro paese?
“Laura no esta” (versione spagnola di “Laura non c’è”), 20 anni fa è stata la canzone giusta al momento giusto. E da allora, nei Paesi Latini mi sono sempre vicini. Certe alchimie non si possono spiegare. Però il lavoro paga: da quel momento ho continuato a lavorare per il mercato estero, con costanza e ripartendo sempre da zero. Bisogna chinare il capo e andare avanti, senza dare nulla per scontato, e per me è un privilegio. Negli ultimi mesi sono stato spesso in Spagna, che dopo Sassuolo considero la mia seconda casa, per interviste, attività ed eventi live, e ci tornerò a settembre con un altro evento che mi vedrà dal vivo.
Adesso il tour, poi? Nuovi progetti?
Qualcosa bolle sempre in pentola, è questo il segreto! Non potrei mai vivere se non avessi qualcosa da generare, già sto scrivendo roba nuova. È questo che mi tiene attivo: cercare sempre strade diverse e lasciarmi trascinare dalla mia curiosità».
Cantante di successo, scrittore e personaggio televisivo, cosa ti manca ancora?
Effettivamente mi ritengo molto fortunato; in questi 25 anni di carriera ho raggiunto importanti traguardi artistici e personali e ho avuto molte soddisfazioni, ma mi piacerebbe dedicarmi alla scrittura di brani per il cinema.
Ti è mai capitato di essere deluso dal lavoro?
Quando un artista ha una produzione vasta come la mia, è naturale che possa capitare che qualcosa non vada come te l’aspetti. Io, in generale, non sono mai completamente appagato dal lavoro che faccio. Cerco sempre di migliorare e pretendo tanto da me stesso.
Esiste un segreto per continuare ad avere successo?
Se ti consideri un apprendista ti metti in gioco e vai avanti, rischiando e sperimentando. Bisogna credere nella propria curiosità. Ho da sempre un approccio alla musica legato alla voglia di scoprire qualcosa di nuovo. Anche con gli strumenti, ho sempre avuto la voglia di impararne uno nuovo, e quest’anno per la prima volta in tour suono anche il pianoforte, che ho imparato a suonare non molto tempo fa.
Dopo 25 anni di carriera si riesce ad emozionarsi ancora e a tenere i piedi per terra?
Sì, non ci si abitua a certe cose e non è mai facile trovarsi davanti a migliaia di fan. Prima di salire sul palco, come tutti anche io temo di non ricordare i testi, di non essere intonato, di fare delle figuracce o di non riuscire a far divertire il pubblico. Poi però sono certo che succederà come ogni volta: appena entrato in scena e accese le luci, appena partita la musica, acquisterò sicurezza e comincerò lo show, cercando il contatto fisico con la platea.
Fonte principale di ispirazione?
La vita. A fine giornata mi metto comodo e inizio a scrivere, a fissare le idee per comporre futuri brani, per non dimenticare le persone incontrate, un libro appena concluso, un film da togliere il fiato. La famiglia ha un ruolo fondamentale nel processo: mia moglie e soprattutto mia figlia. Ad esempio, quando è nata Beatrice, mi sono sentito talmente pieno di ispirazione che in brevissimo tempo ho scritto cinquanta canzoni. Però, non nego di riconoscermi anche un “portavoce emozionale”, in quanto non mi tiro indietro a cantare di fatti accaduti ad altri. E poi colgo anche insegnamenti da diversi colleghi artisti.
Chi è oggi Nek?
Una carriera è come un viaggio umano e artistico. Da Nek a Filippo, da Filippo a Nek. Un percorso inevitabile che, nel tempo, ha fatto prevalere l’uomo sull’artista. Crescendo ho imparato a conoscermi e a farmi conoscere e anche a prendermi con più leggerezza.
Appuntamento il 12 agosto a Villa Bertelli per un concerto veramente ‘Unico’.