Riattivazione Cava Medicea, Salvatori: “Ancora tutto da valutare”

10 agosto 2017 | 13:09
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Riattivazione Cava Medicea, Salvatori: “Ancora tutto da valutare”

In merito alla procedura di autorizzazione per la riattivazione della Cava Medicea sul Monte Costa, la vicesindaco e assessore al’urbanistica di Seravezza Valentina Salvatori fa alcuni chiarimenti.
“In primo luogo – spiega il vicesindaco – occorre far presente che la procedura amministrativa è ancora aperta e al vaglio degli uffici comunali, questi ultimi ancora in attesa di ricevere tutti i pareri rilasciati dagli enti competenti. Le indicazioni e i numeri resi noti dal Movimento 5 Stelle sulla stampa riguardano pertanto il progetto presentato dalla Società Costa Medicea, ancora da sottoporre a valutazione finale da parte del Comune di Seravezza, che si riserva di prendere visione di tutto il materiale e dei contributi pervenuti prima del rilascio dell’autorizzazione in sede di ‘Conferenza dei servizi decisoria’, secondo le procedure previste”.

“Il progetto – continua – è stato presentato con una richiesta di autorizzazione per la durata di sedici anni, dei quali i primi otto sarebbero dedicati alle attività di messa in sicurezza del fronte interessato, attraverso la rimozione dei detriti di cava abbandonati in un contesto caratterizzato da un rischio franosità molto elevato (livello 4) sopra un corso fluviale. Nei successivi otto anni sarebbero invece svolte attività estrattive di materiale ornamentale. Il piano regionale delle attività estrattive del 1997 riconosce il Monte Costa come area estrattiva. In sede di elaborazione del nuovo Prae, tra il 2003 e il 2007, il Comune di Seravezza condivise con la Regione la scelta di escludere il Monte Costa dalle aree estrattive, ma la previsione non ebbe attuazione a causa della mancata pianificazione da parte della Provincia che, non avendo mai adottato il piano provinciale, di fatto ha confermato le scelte compiute dalle amministrazioni comunali che hanno amministrato il nostro Comune negli anni ‘90. Solo di recente però – spiega il vicesindaco – l’area è rientrata all’interno del perimetro di area contigua del Parco delle Alpi Apuane. Secondo gli uffici comunali questo fatto, unitamente all’entrata in vigore del nuovo piano per il parco il 30 giugno scorso, comporta l’obbligo di acquisire l’autorizzazione paesaggistica, prima non prevista. Tale autorizzazione dovrebbe dunque andare ad ampliare il contenuto istruttorio della procedura in corso. Anche alla luce di ciò, è intenzione dell’amministrazione avviare un’attenta valutazione di tutti i profili rilevanti (di tutela ambientale, paesaggistica, di sicurezza), anche al fine di ragionare sulle quantità, il numero degli accessi da parte dei camion e la durata dell’autorizzazione – che potrebbe essere rilasciata per periodi di tempo più limitati, coerenti con la durata quinquennale dell’autorizzazione paesaggistica – al fine di garantire un più penetrante controllo sulle attività estrattive. L’amministrazione – spiega Salvatori – ha ben presente la procedura in corso ed è consapevole della necessità di affrontare e risolvere i problemi di sicurezza del fronte connessi ad un elevato rischio frana sopra il Torrente Vezza, da un lato, e dei problemi altrettanto seri legati all’impatto che l’attività estrattiva avrebbe sul territorio, dall’altro lato. Abbiamo infatti dato mandato all’ufficio urbanistica di chiedere un approfondimento non solo sotto il profilo paesaggistico, ma in generale sugli importanti valori in gioco, con l’intento di stimolare su questo una riflessione e un confronto con la Regione e la Provincia, che negli anni hanno effettuato diversi sopralluoghi e ben conoscono la situazione. Di sicuro affronteremo la questione con lo stesso rigore e attenzione con cui le amministrazione di centrosinistra di Seravezza, fin dai primi anni 2000, hanno scelto e portato avanti la linea del “no” alle escavazioni di inerti e del “sì” a quelle (contingentate, controllate, sottoposte a verifica di filiera, ecc.) di marmi da ornamento. Siamo consapevoli sia della fragilità estrema del sito, sia delle preoccupazioni dei cittadini in merito alla possibile ripresa delle attività: per questo – conclude – siamo convinti che le scelte debbano essere caute, ponderate e, soprattutto, rivolte alla soluzione concreta dei problemi del territorio”.