Salvatori: “Estrazioni sul monte Costa, siamo trasparenti”

19 agosto 2017 | 13:12
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Salvatori: “Estrazioni sul monte Costa, siamo trasparenti”

Il vicesindaco ed assessore all’urbanistica del Comune di Seravezza, Valentina Salvatori, interviene in merito alle attività estrattive che riguardano il monte Costa: “Prendo atto che – si legge in noa nota –  nonostante un recente incontro pubblico e le spiegazioni già fornite anche sui giornali e sui social, si continuano a rimescolare le carte riguardo alle attività estrattive del monte Costa. Per chiarire i termini tecnici e spiegare gli obiettivi dell’amministrazione comunale sarò ben lieta di rispondere dettagliatamente in consiglio comunale alle interrogazioni annunciate dai gruppi di minoranza. Mi preme però dare subito alcune risposte pubbliche ai quesiti posti in questi giorni a mezzo stampa. Innanzitutto il comitato Unesco non ha competenza sull’area estrattiva del Monte Costa, come abbiamo potuto verificare nel corso dell’istruttoria relativa alla cava Sbasso Confine. Interpellato proprio dal Comune di Seravezza, il comitato di pilotaggio del sito seriale Unesco che include palazzo mediceo si è detto non competente al rilascio di pareri di questo tipo. A ciò si aggiunga che le attività estrattive in questione sono esterne all’area buffer soggetta a vincolo. Occorre precisare, peraltro, che nell’impossibilità di acquisire il parere, l’ufficio urbanistica ha comunque svolto un’attenta valutazione di compatibilità con la vicinanza del sito, impartendo specifiche prescrizioni. Chi continua ad invocare interventi o pronunciamenti dell’Unesco lo fa pertanto in maniera del tutto strumentale. Secondo punto, le procedure. Per il rilascio delle autorizzazioni il Comune di Seravezza non solo si attiene scrupolosamente alle normative (e valuta ovviamente anche i piani di coltivazione!) ma spesso attua forme di cautela che vanno oltre le prescrizioni di legge, proprio come dimostra il tentativo di acquisire il parere del comitato di pilotaggio Unesco sulla cava Sbasso Confine”.

Il vicesindaco non ci sta, inoltre, a farsi attaccare sul fronte della trasparenza: “Su questo – spiega – e su quello della partecipazione, non credo che si possa obiettare molto all’Amministrazione comunale di Seravezza: le due inchieste pubbliche svolte in passato dal Parco delle Apuane relativamente alla cava Cervaiole e alla cava Macchietta, il percorso partecipativo appena avviato sulla pianificazione dei bacini estrattivi previsti dal Pit e il recente incontro pubblico dedicato alla cava Sbasso Confine sono tutte iniziative che testimoniano l’attitudine e la volontà del Comune a coinvolgere ed informare la cittadinanza su queste tematiche. Inoltre, cittadini e forze politiche possono in qualsiasi momento fare accesso agli atti e, se vogliono, trovano sempre uffici ed assessori disponibili per richieste di informazione ed approfondimenti. Molti dei quesiti letti sui giornali in questi giorni avrebbero trovato facile risposta proprio chiedendo agli uffici, ai quali i consiglieri comunali hanno il diritto-dovere di rivolgersi”.
L’ultimo punto dell’interevento concerne le autorizzazioni: “Non bisogna confondere – conclude – i due percorsi – diversi e separati – che riguardano la cava Sbasso Confine da una parte e la Cava Medicea dall’altra. Nel primo caso le autorizzazioni sono già state rilasciate e riguardano l’escavazione di modeste quantità di un marmo di pregio che dopo anni viene riproposto sui mercati internazionali. I quantitativi sono molto limitati, così come l’impatto sul territorio, dato che si prevede un passaggio massimo di cinque camion al giorno. Per la Cava Medicea, invece, niente è stato ancora deciso perché la procedura amministrativa è tutt’ora in corso e al vaglio degli uffici comunali, i quali ritengono peraltro necessario acquisire anche l’autorizzazione paesaggistica, a seguito della recente inclusione del Monte Costa in area contigua di Parco. In ogni caso, va rimarcato che il Comune di Seravezza ha da tempo espresso il suo no all’escavazione di inerti, che quindi non potrà essere fatta neppure sul Monte Costa. Ciò che sarà possibile fare, in maniera funzionale all’escavazione di marmi ornamentali e alla messa in sicurezza dei versanti, sarà l’asportazione dei detriti che giacciono sui versanti stessi (a ridosso di un corso fluviale) e che mettono in pericolo lo stesso bene Unesco di palazzo mediceo. Per il Comune è proprio questo aspetto di messa in sicurezza del territorio e di salvaguardia del bene Unesco ad essere preminente e che giocherà un ruolo importante – così come quello dei rumori e dell’impatto sulla viabilità dei mezzi di trasporto – nel bilanciamento dell’interesse pubblico con quello del privato nell’ipotesi di riapertura della cava”.