
Continua ad essere un fronte caldo il cantiere Azimut Benetti di Viareggio, salito agli onori delle cronache per i timori dei dipendenti di uno smantellamento della sede di Viareggio a vantaggio di quella di Livorno. A seguito anche dell’incontro tenutosi stamattina (17 ottobre) tra il sindaco Giorgio Del Ghingaro e il presidente del gruppo Azimut Benetti Paolo Vitelli, arriva il commento del segretario generale della Fiom Toscana Massimo Braccini, assolutamente contrario ad una qualsiasi forma di ridimensionamento per Viareggio e alle esternalizzazioni.
“Azimut Benetti – esordisce Braccini – va valutato nella sua globalità aziendale e deve avere un progetto industriale più strutturato su tutta la costa tirrenica. Le diatribe societarie di eventuali divisioni di marchi per motivi ben chiari e gli annunciati trasferimenti di impiegati da Viareggio a Livorno, non debbono farci perdere di vista il modello di sviluppo aziendale complessivo che si presenta non consono a garantire la massima necessaria qualità delle imbarcazioni”.
“Il livello dimensionale delle imbarcazioni si è alzato – prosegue Braccini – ma di pari passo permane quell’impronta d’intreccio troppo profondo di appalti su appalti all’interno dei cicli produttivi che rischia, se non poniamo subito rimedi, di accompagnare la ripresa produttiva ad uno sviluppo distorto. O la nautica, e quindi il più importante cantiere al mondo quale Azimut Benetti, assume di nuovo una condizione di struttura fondata sui reparti produttivi alle dirette dipendenze del cantiere, oppure, senza la creazione di professionalità e solo in un rapporto che si regge sulla produzione unica in
mano agli appalti, siamo di fronte ad aziende senza fondamenta. Non a caso mancano le professionalitá. Bisogna tornare alla politica delle assunzioni dirette da parte dei cantieri, se non ora quando, ed a creare una autonomia funzionale vera delle ditte in appalto, creare reti di imprese e non imprese a rete”.
“Questa situazione – conclude Braccini – però richiama sia a specifiche responsabilità della politica industriale aziendale portata avanti negli anni che ha teso a distruggere e non a creare le professionalità, ma anche ad una assenza di discussione vera sul rilascio delle concessioni demaniali. Il punto è se prendiamo la strada giusta. Siamo di fronte ad una svolta della nautica in Toscana, la ripresa offre nuove opportunità, ma questi modelli produttivi ed occupazionali non ci convincono. Abbiamo il dovere di provare a dare un indirizzo strategico alla ripresa produttiva ed a batterci affinché la prospettiva, in un settore dagli alti utili, sia anche redistribuita tra tutti i lavoratori appartenenti allo stesso ciclo produttivo e non sulla divisione e arretramento delle condizioni di lavoro”.