Ambulanze senza medico, preoccupazione anche a Pontestazzemese

C’è preoccupazione per la paventata chiusura del presidio 118 di Pontestazzemese. A scrivere a Lucca in Diretta è un cittadino della zona, che, così come per altre aree del territorio, vorrebbe scongiurare l’ipotesi.
“Nell’indifferenza più totale – scrive – si ventila la perdita della presenza del medico del 118 a Pontestazzemese già dall’1 giugno. È una postazione storica del 118 che ormai da anni garantiva la presenza del medico del 118 sull’ambulanza, dalle 8 alle 20, coprendo un territorio difficilmente raggiungibile in tempi brevi dalle altre zone della Versilia. La chiusura adesso, sopratutto in vista dell’estate, dovrebbe preoccupare cittadini, turisti e autorità locali, poiché l’aumento della popolazione in Versilia soprattutto sulla costa costituisce un aumento di carico di lavoro per le postazioni di emergenza sanitaria e quindi riduce la possibilità che un mezzo di soccorso con medico a bordo possa raggiungere il territorio coperto dal medico. Il medico 118 a bordo dell’ambulanza della Pubblica Asssistenza di Pontestazzemese veniva spesso spostato e impegnato anche su interventi sulla costa (esempio, Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta) qualora gli altri mezzi fossero impegnati. Si perde di fatto una postazione di emergenza territoriale 118 con medico in Versilia, per quale motivo? Non si pensa magari di sopperire alle carenze dei medici in pronto soccorso e utilizzare i medici del 118 per effettuare i turni in pronto soccorso? L’emergenza sanitaria territoriale e il cittadino non può certamente fare le spese della carenza di personale in altre strutture”.
“Immaginiamoci – spiega il cittadino – le conseguenze sui pazienti in situazioni quali arresti cardiaci, traumatismi importanti, reazioni allergiche gravi, crisi respiratorie, infarti, ictus cerebrali, dolori acuti da trattare e altre patologie in assenza di un pronto trattamento che solo il medico del 118 può effettuare. Chi si prenderà cura di questi pazienti? Il tutto sarà lasciato forse ai soli soccorritori sulle ambulanze che, seppur competenti e che dobbiamo ringraziare per il lavoro svolto spesso volontariamente, non possono certamente avere la preparazione di un medico. Inoltre la capacità e le possibilità di intervento e trattamento sono inferiori, il tutto a discapito del cittadino e della qualità offerta. Il medico verrà inviato magari a bordo dalle automediche “più vicine” come da Querceta o se già impegnato da Camaiore o da Viareggio, scoprendo quindi il territorio coperto dalle altre postazioni. Riusciranno a rispettare i tempi di intervento affinché si possa aumentare la sopravvivenza nei pazienti gravi?”.
“La situazione si preannuncia molto preoccupante nella provincia di Lucca e forse in altre zone della Toscana – prosegue la lettera – Basti pensare che anche in Mediavalle e Garfagnana (Borgo a Mozzano, Piazza al Serchio e forse in altre zone) si sente già parlare di chiusura di postazioni con medico del 118 e sostituzione del medico con un infermiere del 118. Non ci dimentichiamo che gli infermieri, seppur preparati e con comprovata esperienza nel settore, non possono assolutamente sostituire la professionalità del medico che ha un percorso formativo più complesso e possibilità di autonomia e di trattamento che un infermiere non potrà mai avere neanche se seguendo protocolli. Cosa succederà? I pazienti giungeranno nei pronto soccorso senza aver ricevuto un adeguato trattamento sul territorio, spesso si tratta di un trattamento salva vita, arriveranno quindi meno stabili, respireranno male, saranno più compromessi, più sofferenti perché magari il dolore non viene trattato con i farmaci e con ridotte possibilità di recupero e spesso di ridotta sopravvivenza. È noto infatti che in alcune situazioni o traumatismi un intervento medico efficace fatto nei primi minuti può fare la differenza. Non tutti sanno che La presenza del medico è utile per esempio nella scelta dell’ospedale dove destinare il paziente, poiché l’ospedale più vicino non é sempre quello più idoneo in determinati casi (unfarto, ictus, traumi gravi). Se però non è il medico a valutare il paziente, ma magari un soccorritore o un infermiere, verrà inviato con il mezzo di soccorso nell’ospedale più vicino perché dovrà essere valutato e stabilizzato da un medico per poi essere nuovamente trasferito dopo molto tempo nell’ospedale più idoneo che può essere per esempio l’Opa a Massa, Cisanello a Pisa o il Meyer a Firenze per i pazienti pediatrici, con ritardo notevole delle possibilità di trattamento specialistico”.
“Troppo spesso si sente parlare di tagli della sanità – prosegue il lettore – ma a farne le spese non può essere il cittadino. Con la politica di sostituzione di figure professionali come il medico con altre figure più tecniche , senza dubbi preparate, ma con meno capacità cliniche e decisionali, porteranno ad un sempre più basso livello dei servizi di assistenza primaria come l’emergenza sanitaria. Il cittadino ha il diritto di essere soccorso in determinati casi da medici , preferibilmente da specialisti, come in modelli di sanità italiana che funzionano realmente bene o comunque da un medico con formazione ed esperienza specifica nell’emergenza sanitaria territoriale maturata nel tempo e in continua formazione. Queste professionalità sono insostituibili e le autorità locali quali il prefetto, sindaci, politici, ordini professionali, associazioni locali e in primis i dirigenti dell’azienda sanitaria e tutti i cittadini dovrebbero battersi affinché non avvenga tutto ciò e i cittadini devono essere informati e devono avere il diritto di indignarsi di fronte a scelte simili e devono essere tutelati nella qualità del servizio sanitario ricevuto compreso quello di emergenza. Vorrá forse il cittadino farsi valutare o farsi prescrivere farmaci e accertamenti diagnostici da un altra figura che non sia il proprio medico di famiglia? Vorrà forse il cittadino che deve subire un intervento di cardiochirurgia o semplicemente un intervento di ernia inguinale essere visitato e operato da un infermiere o da un soccorritore di un associazione di volontariato che magari nella vita fa il meccanico, il panettiere, l’insegnante, l’operaio di una fabbrica, l’impiegato, l’ingegnere… e che offre con abnegazione e impegno gratuitamente parte del suo tempo al volontariato , o vorrà farsi valutare e operatore da un chirurgo con esperienza? Se così è in altri settori della medicina, perché il cittadino deve farsi soccorrere sul territorio da una figura professionale che non sia un medico specialista o esperto ? Le altre figure professionali come infermieri e soccorritori sono preziose e devono collaborare con il medico nel lavoro di squadra ma in determinati casi più gravi o semplicemente anche più “delicati” non possono certo sostituirlo e non è giusto neanche che lo facciano e che vadano a rischiare sulla propria pelle di svolgere un compito che non è istituzionalmente e legalmente affidato a loro. Devono quindi essere protetti e devono lavorare serenamente nelle loro strette competenze”.
“Sembra invece – si conclude ò che il problema non interessi o forse non è così noto a tutti. Cerchiamo di salvare e pretendere i buoni modelli di sanità, chiediamo sempre maggiori competenze ed efficienze nel servizio offerto , gli sprechi vanno evitati in altri settori non certo nei servizi di base come quello dell’emergenza e urgenza sanitaria territoriale. Non dovrebbe interessare all’ammnistratore se una postazione di emergenza con medico e magari anche con infermiere non effettuano troppi interventi l’anno, la loro presenza è un investimento sulla salute pubblica, se solo quella postazione riuscisse a salvare la vita ad una persona, magari ad un bambino all’anno e alleviare le sofferenze e a garantire valutazione, assistenza e trattamento adeguato a poche altre persone è sicuramente da preservare o meglio da potenziare il servizio non da ridurlo o toglierlo. Cerchiamo di fare qualcosa prima che sia troppo tardi”.