Premio Fondazione Henraux, presentate le sculture vincitrici dell’edizione 2018

20 luglio 2018 | 10:51
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Premio Fondazione Henraux, presentate le sculture vincitrici dell’edizione 2018

Si svelano a due mesi esatti di distanza dall’annuncio della vincita le nuove sculture della quarta edizione del Premio Fondazione Henraux.

Francesco Arena, David Horvitz e Diego Marcon, insieme al collettivo Anto. Milotta – Zlatolin Donchev a cui è stata riconosciuta una menzione speciale dalla giuria, presentano i progetti realizzati e lasciano nel marmo bianco dell’Altissimo una traccia significativa del proprio pensiero creativo. Quattro ricerche che rivisitano le potenzialità del marmo, il materiale scultoreo per eccellenza che oggi sta conoscendo una nuova stagione, soprattutto nell’ambito delle arti visive. In breve le opere degli artisti.
Francesco Arena presenta Metro cubo di marmo con metro lineare di cenere, un’opera mol-to rappresentativa del suo percorso artistico, in cui un materiale nobile come il marmo si confronta con un materiale volatile come la cenere del sigaro. Quest’opera nasce direttamente dalla ricerca fatta dall’artista presso Henraux. In particolare, Arena ha voluto soffermare l’attenzione sugli enormi blocchi di marmo e renderli il punto di partenza per il suo lavoro. ll marmo per l’artista è un’immagine della durevolezza nel tempo, un tempo geologico all’interno del quale l’esistenza individuale scompare, mentre la cenere è un’immagine di quanto impermanente sia l’esistenza umana. L’opera quindi, per Arena è l’unione di due linee temporali differenti, quella della pietra e quella dell’uomo, i milioni di anni da una parte e i decenni dall’altra.
David Horvitz con Tentatively untitled cerca nel marmo la fragilità, non la solidità. La scultu-ra per Horvitz possiede una sensazione di permanenza ma nulla dura e anche il marmo, secondo l’artista, è solo l’avanzo di un oceano compresso nel tempo. Horvitz ha voluto disperdere un blocco di marmo che ha identificato in una cava in cima alla montagna, riducendolo in frammenti che il pubblico può portar via con sé. La scultura non scomparirà ma verrà dispersa, destinandola alla transitorietà dell’immaginazione e della memoria, come la storia di un soldato americano giapponese morto nella seconda guerra mondiale che Horvitz riattiva attraverso due fotografie che lo commemorano sia a Los Angeles che a Pietrasanta.
Il piano sentimentale e l’archetipo del fanciullo sono invece i registri in cui si muove la più recente ricerca di Diego Marcon. La sua opera, Ludwig, è la materializzazione marmorea di un bambino realizzato da un modello 3d, un piccolo monumento alla fragilità e alle ambiva-lenze della vita. Nell’opera di Marcon la figura del bambino gioca un ruolo determinante nel generare sentimento ed empatia. È una figura vulnerabile, che per lo più stimola compassione, attivando un desiderio di prendersi cura. Allo stesso tempo, quella dell’infanzia per l’artista è una condizione che tutti gli adulti hanno vissuto ma che torna a essere aliena e misteriosa quando viene superata.
Anto. Milotta – Zlatolin Donchev presentano Libro di vetta, un progetto site-specific che trae ispirazione dal monte Altissimo e che inverte l’idea michelangiolesca di materia e arte, tramutando la montagna in scultura quando la scultura stessa contiene in se’ la montagna. Gli artisti affrontano il complesso rapporto tra uomo e natura, attraverso un progetto nato dall’osservazione morfologica del territorio e da riflessioni sui processi che ne definiscono il paesaggio. Libro di Vetta è una scultura sospesa nel vuoto. Entrare all’interno della cava è co-me entrare all’interno di un luogo di culto. Non a caso, per Milotta e Donchev, un’area delle Cervaiole viene soprannominata la Cattedrale, perché è uno spazio vuoto scavato nel cuore della montagna che trasmette una sensazione di imponenza e sprigiona energia anche attraverso il riverbero e l’acustica. La vetta sospesa altro non è che una visione, per gli artisti, la pura visione di un mondo metafisico e irreale.
“Come sempre le preziosità del marmo, le sue molte e intrinseche valenze materiali hanno stimolato forme diverse di progettualità e creatività. Il legame con il territorio e la sua storia millenaria ancora una volta hanno stimolato il desiderio di conoscenza e la voglia di appro-priazione, di inscatolamento di questa preziosa essenza dentro l’opera d’arte. Il Premio Hen-raux per la scultura in marmo, nato per unire il materiale marmo all’essenza del territorio, presenta in questa edizione il lavoro di quattro artisti che percorrono, ognuno di loro, tematiche e concettualità diverse, ma che hanno trovato nel lapideo per eccellenza, il bianco dell’Altissimo, uno stimolo importante per compiere le loro forme scultoree”. Questa la di-chiarazione di Paolo Carli, presidente di Henraux e Fondazione Henraux.
L’edizione 2018 del Premio Fondazione Henraux si è caratterizzata, inoltre, per un significativo cambio ai vertici, Giuria, Accademia dell’Altissimo e modalità di assegnazione del Premio sono stati rinnovati. Da questa edizione la Giuria del Premio è composta da cinque autorevoli figure del mondo dell’arte internazionale e contemporanea: Edoardo Bonaspetti, presidente di giuria, coadiuvato da Ilaria Bonacossa, Direttore di Artissima, Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi, Roberta Tenconi, curatrice alla fondazione Pirelli HangarBicocca e Andrea Viliani, direttore del Madre, museo d’arte contemporanea Donnaregina.
All’Accademia dell’Altissimo, invece, si è aggiunta Cristiana Perrella, direttrice del centro Pec-ci di Prato, mentre sono stati riconfermati Jean Blanchaert, Aldo Colonetti, Mikayel Ohanjan-yan e Costantino Paolicchi dalla precedente edizione.
“Il Premio Fondazione Henraux é un progetto ambizioso e articolato, rivolto allo sviluppo della ricerca attorno alle potenzialità del marmo. Le proprietà di questa materia non sono solo legate alla scultura in senso tradizionale ma ad ambiti di pensiero e di creazione innovativi. In un contesto tecnologico e artigianale unico, gli artisti di questa edizione hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con una realtà produttiva che coniuga cultura digitale e valori di maestranze secolari – Edoardo Bonaspetti, presidente di giuria, riassume così l’esperienza degli artisti al lavoro fra le cave e gli stabilimenti di Henraux nello storico territorio di Querceta di Seravezza, lo stesso che fece sognare e cercare il marmo al divino Michelangelo, che continua – In un processo di contaminazione per tutta l’azienda, gli artisti hanno testato applicazioni e linguaggi espressivi in dialogo tra discipline diverse, arricchendo competenze e modelli alternativi”.
Il Premio Fondazione Henraux è reso possibile grazie al contributo di Tenax, Cgt-Cat e Omag.
Per maggiori informazioni è possibile telefonare alla Fondazione Henraux al numero 0584.761217 o scrivere una mail a info@fondazionehenraux.it.