A Villa Bertelli l’arte di Michelangelo incontra la psicoanalisi

“Perché non parli?”: questa la domanda che Michelangelo si narra abbia rivolto alla sua scultura in marmo rappresentante Mosè, una volta terminata, nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma. Un interrogativo scaturito dalla perfezione della statua, che colpì, molti secoli dopo, un grande protagonista del Ventesimo secolo quale Sigmund Freud. E proprio lo stretto legame tra l’arte di Michelangelo, il suo capolavoro e la riflessione di Freud saranno al centro della conferenza ad ingresso libero Psicanalisi di un uomo di marmo: il Mosè di Michelangelo nell’indagine di Freud, tenuta dal professor Marino Rossi. Organizzato dall’assessorato alla cultura di Forte dei Marmi in collaborazione con la Fondazione Villa Bertelli, l’incontro si terrà domani (10 novembre) alle 18 nel giardino d’Inverno di Villa Bertelli. L’evento rientra negli appuntamenti promossi per le celebrazioni del 500esimo anniversario della venuta di Michelangelo in Versilia, portate avanti dai Comuni di Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza e Stazzema.
Marino Rosso, già docente di Filosofia del linguaggio presso l’Università di Firenze, intratterrà il pubblico parlando del rapporto tra il fondatore della psicoanalisi ed il Mosè michelangiolesco, ammirato per la prima volta nel 1901: Freud ne rimase talmente estasiato da non farsi mai mancare una visita all’opera, ogni volta che si trovava a Roma. Tanto più che il soggetto lo interessava in maniera viscerale: anni di studio e di riflessione portarono al saggio del 1913 Il Mosè di Michelangelo, straordinaria interpretazione psicoanalitica dell’opera del genio fiorentino, e a L’uomo Mosè e la religione monoteistica, scritto tra il 1934 e il 1938 e pubblicato l’anno seguente.