Commissari visitano impianti di Falascaia e Pioppogatto. Proposta task force per i cattivi odori

Smantellare l’inceneritore di rifiuti di Falascaia a Pietrasanta, prendendo come esempo lo smaltimento di Pioppogatto al Pollino a Massarosa, ed evitare che vi vengano ricostruiti impianti altrettanto impattanti in futuro. È la volontà espressa dal sindaco di Pietrasanta, Alberto Giovannetti e da Stefano Baccelli, presidente della commissione ambiente e territorio, in occasione del sopralluogo effettuato oggi (4 marzo) dai membri della commissione d’inchiesta sui rifiuti della Regione Toscana alle due strutture. L’ex inceneritore di Falascaia nacque su decisione del commissario regionale a fine anni Novanta ed entrò in funzione a inizio Duemila. È stato poi chiuso nel 2010 su disposizone della Provincia di Lucca che revocò l’autorizzazione per dati di emissioni non conformi ai parametri stabiliti. Falascaia doveva essere, in stretta sinergia con l’impianto di Pioppogatto di Massarosa, la soluzione al sistema dei rifiuti in Versilia. Al sopralluogo hanno partecipato anche i consiglieri regionali Maurizio Marchetti (Forza Italia), Elisa Montemagni (Lega), il sindaco di Massarosa Franco Mungai, l’assessore comunale all’ambiente Agnese Marchetti e il direttore generale di Ersu, società che gestisce lo smaltimento dei rifiuti nel territorio, Walter Bresciani. Per quanto riguarda i cattivi odori che, secondo molti, proverrebbero dagli impianti di Pioppogatto, Stefano Baccelli ha proposto l’istituzione di una task force regionale che ne individui l’origine effettiva.
“L’inceneritore di Falascaia deve restare solo un ricordo – ha affermato Giovannetti – Un monito sui libri di storia per chi arriverà dopo di noi. La nostra volontà in merito all’impianto è quella dello smantellamento totale della struttura. Pensare ad un’altra destinazione è semplicemente follia. Per evitare ogni ripensamento futuro cambieremo la destinazione di quest’area nel prossimo piano operativo e nel piano strutturale per far sì che qui non sorgano nuovi impianti”.
“Mi fa piacere – ha continuato – che anche i membri della commissione della Regione Toscana che hanno visitato l’impianto abbiano preso coscienza della necessità di cancellare ogni traccia anche visiva del mostro ecologico mettendosi a disposizione per trovare le risorse per lo smantellamento della struttura. Il costo totale di questa operazione, stimato in circa 800mila euro, sarebbe in buona parte coperto dal recupero del ferro. Potrebbero bastare 300mila euro secondo il progetto presentato dal Cav. L’inceneritore di Falascaia, così come altre discariche così impattanti presenti sul territorio, non avrebbero dovute essere nemmeno autorizzate. Non ci deve restare più nulla dell’attuale impianto – ha concluso Giovannetti – che rappresenta, per il nostro territorio, una ferita molto profonda. Ringrazio sin da subito tutti i membri che hanno partecipato al sopralluogo per la disponibilità e per aver compreso la necessità non più rimandabile del nostro territorio”. “Accompagnare il progetto presentato dal Consorzio ambiente Versilia con le risorse necessarie – continua Stefano Baccelli, presidente della commissione ambiente e territorio – ma anche mettere in campo una task force per chiarire, una volta per tutte, le cause delle gravi maleodoranze che assediano la Versilia ed in particolare i cittadini di Viareggio, sono gli impegni che ho intenzione di sollecitare alla Giunta regionale con una mozione, avendo toccato di nuovo con mano le criticità residue e prioritarie per questo territorio con la visita che abbiamo svolto oggi”.
“L’inceneritore di Falascaia – precisa Baccelli – è chiuso definitivamente dal 2011, quando disposi, come presidente della Provincia di Lucca, la revoca delle concessione di esercizio dell’impianto per i ‘taroccamenti’ dei valori, sulla scorta di una relazione tecnica della Procura, una scelta in quel momento grave e complicata da prendere ma assolutamente necessaria per la tutela della salubrità dell’ambiente e la salute dei cittadini e che rivendico con orgoglio. Con oggi abbiamo anche preso atto che, come già acclarato rispetto alla mozione sulla questione che avevo presentato nel 2017, le attività di bonifica sono state tutte compiute e realizzate a regola d’arte. Ora, per chiudere virtuosamente il cerchio di un azione concreta, avviata prima dalla Provincia di Lucca e portata avanti poi dalla Regione, occorre procedere alla demolizione dell’ex inceneritore e poi alla sua riqualificazione. Per questo ho proposto di lavorare a un’iniziativa consiliare, con una mozione che chieda alla Giunta di sostenere, anche tramite l’autorità d’ambito, le richieste del Consorzio ambiente Versilia e dei Comuni interessati per il progetto redatto a tale scopo, per un importo di 800mila euro, come specificato dal presidente del Consorzio e sindaco di Massarosa Mungai”.
“A Pioppogatto abbiamo potuto vedere da vicino un’attività di trattamento che funziona, toccando con mano l’ottimo lavoro da parte del soggetto gestore Ersu in termini industriali, ambientali e economici, a cui si aggiunge tra l’altro la tendenza a non aumentare quanto piuttosto a ridurre le tariffe, importanti e continui investimenti per il miglioramento degli impianti per un milione di euro annui ed un progetto all’avanguardia La Fabbrica dei materiali sostenuto in modo lungimirante dalla Regione Toscana, volto a recuperare ulteriore materiale differenziabile come plastiche, carta, cartone e legno, trasformando così un attuale costo di smaltimento in beneficio economico con la loro vendita. Una situazione che, sul piano della messa in sicurezza ambientale per la Versilia, nel giro di qualche anno, è sicuramente molto migliorata, con un termovalorizzatore mal funzionante dismesso, l’area bonificata e messa in sicurezza e la progressiva riqualificazione di un impianto di compostaggio con un progetto unico in Toscana e di assoluto valore – conclude Baccelli – Per completare il quadro, a favore di questo territorio, inserirò nella stessa mozione la necessità di agire in modo incisivo sul fenomeno delle maleodoranze, chiedendo alla Giunta che individui finalmente le cause attraverso un’apposita task force”.
“In dieci anni di attività l’emergenza per la quale era nato ed era stato imposto a enti locali e cittadini è ancora tutta qui. È evidente che alla base c’è anche una pianificazione sbagliata, distante dalle reali esigenze di fabbisogno e dalle volontà dei cittadini” commenta il presidente della commissione d’inchiesta Giacomo Giannarelli del Movimento 5 stelle.
“Abbiamo già scritto una lettera alla Regione per chiedere un contributo alla dismissione. Il costo è relativamente basso anche perché – affermano il presidente e il funzionario del Consorzio Franco Mungai e Guido Dini – la struttura è in ferro e buona parte potrebbe essere recuperato. Nello stato attuale di disuso, Falascaia è sì presidiato e sicuro ma ha un costo annuo di qualche decina di migliaia di euro per mantenere livelli di sicurezza standard, quali l’illuminazione delle due torri o la raccolta delle acque di prima pioggia”.
Terminato il sopralluogo a Falascaia, il gruppo si è poi diretto agli impianti di compostaggio di Pioppogatto. Da tempo in quest’area si registrano problematiche legate ai miasmi prodotti dall’impianto ubicato peraltro a poche centinaia di metri da una zona molto abitata di Viareggio. Come ha spiegato il direttore generale Walter Bresciani, la gestione Ersu inizia nel 2017 dopo l’esperienza Tev (2001-2010) e Veolia (2010-2017). L’impianto, autorizzato per 140mila tonnellate di rifiuti indifferenziati l’anno, è stato oggetto di cospicui investimenti “nell’ordine di circa 1milione l’anno”. Il processo di lavorazione funziona su due linee: il rifiuto in ingresso viene sottoposto ad una fase di triturazione, viene poi avviato su due vagli rotanti da cui escono un sopravvaglio che una volta deferrizzato esce come combustibile solido secondario, e un sottovaglio stabilizzato, che viene poi avviato per la copertura delle discariche. “Il nostro obiettivo – ha spiegato il direttore – in linea con tutte le direttive e le normative, è il recupero della materia”. Anche per questo sono state chieste alla Regione due diverse autorizzazioni, la prima a fine 2018 e già concessa, per una riconversione dell’attuale ciclo di trattamento dei rifiuti e per la costruzione di una “fabbrica dei materiali” o “ricicleria”. “Sarebbe – ha spiegato ancora Bresciani – la valorizzazione del sopravvallo e quindi del materiale combustibile, una porzione molto preziosa perché i rifiuti si modificano anche grazie all’aumento della raccolta differenziata”. Bresciani ha elogiato il lavoro della Regione e la sua lungimiranza. “È accertato che il futuro non è più nell’incenerimento, ma nel recupero della materia. Dobbiamo seguire le evoluzioni del processo”.
“La migliore risposta per la gestione del ciclo dei rifiuti in Toscana è la realizzazione di impianti tecnologicamente avanzati, inseriti correttamente nei contesti ambientali e condivisi con i cittadini. Il polo impiantistico di Massarosa ha buone carte da spendere, ma occorre essere più sensibili e attenti alle richieste del territorio – ha commentato Giannarelli – Gli impianti di produzione di combustibile solido secondario sono il passato; in Toscana abbiamo un sovradimensionamento di inceneritori e discariche e investire in impianti di pretrattamento per smaltire i rifiuti esclusivamente attraverso combustione o discariche è un fallimento. Invece, in tutta la regione, c’è un grande bisogno di investimenti industriali, in impianti che recuperino e riciclino materia in un’ottica di economia circolare; possiamo creare più posti di lavoro rispettando l’ambiente”.
In termini di programmazione, e rispondendo ad una domanda del presidente Giannarelli, Bresciani ha rilevato che “un buon piano industriale dovrebbe essere fatto sulla base di una pianificazione comune. Dare risposte alle esigenze del territorio intercettando i flussi con un sistema di impianti con break even corto”. Parlando della raccolta porta a porta, il direttore l’ha definita una pratica “non cara, costa di più se non si valorizza quello che si raccoglie”.
Sul tema delle emissioni odorigene, sollevato anche dalla capogruppo della Lega Elisa Montemagni, il presidente Alberto Ramacciotti si è detto disponibile ad un confronto: “Arpat è venuta e viene da noi molto spesso. Non posso dire altrettanto per altre realtà industriali limitrofe. Spiace che sia sempre e solo Pioppogatto la fonte di odori anche se ancora nessuno lo ha dimostrato”. Da qui la proposta del presidente della commissione ambiente, Stefano Baccelli di una mozione bipartisan per l’istituzione di una task force che verifichi origine e cause degli odori.