Perini Navi, Fiom Cgil: “Piano ambizioso ma difficile da realizzare”

20 novembre 2020 | 12:25
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Perini Navi, Fiom Cgil: “Piano ambizioso ma difficile da realizzare”

I rappresentanti sindacali intervengono sul futuro dell’azienda viareggina

“Il piano industriale quadriennale è sicuramente ambizioso ma di non semplice realizzazione vista la situazione in cui versa da tempo l’azienda”. Così il segretario generale Fiom Cgil Toscana Massimo Braccini e il segretario generale Fiom Cgil Lucca Mauro Rossi commentano il piano presentato da Perini Navi.

“Salvare un’azienda come Perini Navi deve essere considerata una priorità, non solo per noi ma anche per il nostro territorio e per le istituzioni locali, in primo luogo per il Comune di Viareggio e per la Regione Toscana – proseguono Braccini e Rossi -. Noi continuiamo a pensare che, vista l’entità e le caratteristiche della crisi aziendale, la soluzione migliore sarebbe stata la scelta di un partner industriale e non di un fondo di investimento. Non è ancora chiaro se alla fine si riuscirà a trovare l’accordo con tutti i fornitori, con gli armatori e con le banche. L’intervento  economico del fondo Bkue Skye da circa 25 milioni di euro avverrebbe solo a seguito dell’omologa da parte del Tribunale e dovrebbe essere rimborsato entro i quattro anni previsti dal piano. Ci chiediamo con quali garanzie e con  quale tasso di  interesse”.

Nel piano si annuncia l’abbandono della costruzione di motor yachts ma non sono chiari gli investimenti complessivamente previsti. Si sancisce la rinuncia alla realizzazione degli scafi, che si aggiunge alla già abbandonata produzione degli alberi, che hanno sempre contraddistinto le imbarcazioni Perini. Si tratterebbe in sostanza di un cambio drastico della produzione aziendale ed una ancora maggiore esternalizzazione di fasi produttive. Quando sarebbe invece necessario invertire la tendenza che vede un ricorso non più sostenibile al lavoro delle ditte appaltarici – vanno avanti i rappresentanti sindacali -. In questo ultimo periodo di incertezza e di fermo produttivo l’azienda si è notevolmente ridimensionata, sono uscite circa 30 persone, spesso figure centrali della catena produttiva. Eppure n questa situazione si continua a parlare di esuberi anche se forse, in parte, gestiti attraverso ricollocazioni e riqualificazioni“.

“A fronte dell’attuale drammatica situazione in cui versa l’azienda – concludono Braccini e Rossi -, che ha precise responsabilità gestionali, anche soltanto sentir parlare di riduzioni del costo del lavoro, con rinegoziazioni individuali dei contratti di lavoro, è per noi assolutamente inaccettabile ed offensivo per tutti i lavoratori”.