Nautica a Viareggio, il Pci: “Mancano i diritti dei lavoratori e la sicurezza scarseggia”

5 novembre 2021 | 11:19
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Nautica a Viareggio, il Pci: “Mancano i diritti dei lavoratori e la sicurezza scarseggia”

Il partito: “Ci domandiamo però cosa intenda fare l’amministrazione comunale”

“Da quanto abbiamo appreso il settore della nautica viareggina non solo è uno dei dichiarati punti di forza, motore decisivo ci dicono, della ripresa economica del paese, ma è anche in fase di crescita elevata e opportunamente retribuita, come affermano con palese supponenza gli stessi imprenditori”.

E’ quanto afferma in una nota il dipartimento del lavoro della Federazione Pci Lucca Versilia

“Va tutto bene! La situazione è eccellente, meglio di prima della crisi del settore datata 2007/2008!. Gli ordini sono mediamente raddoppiati, gli utili sono perciò notevolmente cresciuti: insomma il peggio è alle spalle e si guarda a Viareggio ed alla sua nautica da diporto con ammirazione e fiducia nel futuro. Ma se così stanno le cose, qualcosa ci è sfuggito. Comunque la si metta, qualcosa non torna – si aggiunge –  Infatti, a fronte di queste pompose dichiarazioni che sembrano sconfinare in esercizi di autocompiacimento, c’è qualcosa che stride; qualcosa che per noi, pur valutando positivamente il ritrovato indice di produttività, conta più dei guadagni privati, delle carriere da capitani d’industria o dei molti soldi che starebbero per arrivare in città”

“Perché il problema è sempre lo stesso: a chi è destinata la stragrande parte di questi ricavi?  Quanti di questi vengono realmente riservati per il bene comune, per investimenti produttivi, magari innovativi ed ecocompatibili, e quindi, quanto di tutto questo torna nelle tasche dei lavoratori e nelle casse pubbliche della città? Allora vediamo che si aprono alcune questioni serie. – prosegue il Pci –  I livelli salariali sono infatti ai minimi,i lavoratori continuano ad operare in situazioni di scarsa, se non assente, sicurezza, appalti e subappalti proliferano e con essi la mancanza di diritti e tutele. Per non parlare della professionalità, che ribadiamo sia poi alla base di questi processi di rilancio, che viene continuamente e colpevolmente attaccata e svilita da modalità e tempistiche di una filiera produttiva orientata esclusivamente al rapido e facile profitto. Il sindacato dal canto suo chiede che in presenza di una situazione così come viene raccontata, valutata concretamente la meno idilliaca realtà dei fatti, si giunga ad un serio e re-distributivo contratto territoriale della Nautica. Come forza politica, nell’approvare e nel dirci pronti a sostenere questa giusta e logica rivendicazione nei confronti degli imprenditori, ci domandiamo però cosa intenda fare l’amministrazione comunale, che continua ad essere assente e silenziosa su queste tematiche, tranne quando queste diventano scacchiere politico dove giocare le proprie partite. Come se le vicende del settore storicamente trainante dell’economia cittadina non riguardassero gli amministratori pubblici, cosa che alle volte verrebbe da pensare. Ma non essendo malevoli non lo vogliamo credere possibile, e al contrario vogliamo sperare che tra un’esternazione e l’altra, tra un post e l’altro, qualcuno trovi il tempo per una capatina nella zona del porto; tanto per rendersi conto di quello che sta succedendo e comprendere che finalmente sarebbe il caso, tra le altre cose, di iniziare a ragionare seriamente sulla revisione delle tariffe demaniali legate alle lavorazioni in spazi pubblici, quali ad esempio le banchine. E comprendere che in una città complessa come la nostra, in presenza di fattori di una qualche rilevanza e magari forieri di novità anche positive, il compito degli amministratori locali è quello di confrontarsi e discutere collegialmente e senza mal riposta superbia con i protagonisti attivi della fase: lavoratori, sindacati, categorie economiche e perfino con le forze politiche.

“Le speranze  – conclude il partito – sono molto poche ma chissà che qualcosa non possa accadere; come comunisti rimaniamo in attesa, vigili”