Cia Toscana nord: “Il cinghiale abbattuto? In questi casi non è una scelta ma un obbligo”

L’associazione di categoria interviene sull’episodio che qualche giorno fa ha scatenato attimi di tensione tra polizia provinciale e ambientalisti: “Chiediamo alle istituzioni di mettere queste persone ‘esaltate’ nella posizione di non nuocere all’intera comunità”
Solidarietà della Cia Toscana Nord alla polizia provinciale, ai veterinari dell’Asl Toscana nord ovest e al Comune di Massarosa per quanto seguito all’abbattimento di un cinghiale investito da un’auto e finito in un fossato, che immediatamente ha scatenato le proteste di un gruppo di animalisti.
“La decisione di abbattere un animale non viene mai presa a cuor leggero. Anzi. Viene valutata alla luce delle condizioni fisiche dell’animale e delle normative vigenti. Per questo risulta incomprensibile l’atteggiamento di alcune associazioni animaliste che si sono rivolte agli agenti della polizia provinciale, così come ai veterinari dell’Asl, in modo violento, al solo scopo di fermare quella che è stata una scelta ponderata – dicono dalla Cia Toscana nord -. Pur comprendendo le intenzioni ‘animaliste’ di salvare la vita all’animale, è pur sempre necessario considerare che chi si trova a dover decidere, lo fa seguendo criteri estremamente precisi, volti, in questo caso, prevalentemente a non prolungare l’agonia di un animale ferito e sofferente: in questo caso, poi, c’è l’aggravante della peste suina, già alle porte del nostro territorio”.
“La Regione Toscana, sulla scorta di studi effettuati nelle regioni dove questa malattia è già evidente, ha decretato che i cinghiali coinvolti in incidenti stradali siano abbattuti, in quanto lo stesso essere coinvolti in un incidente potrebbe essere causato da un abbassamento della soglia di attenzione dell’animale per l’infezione da peste suina. Ecco, quindi, che l’abbattimento non è più una scelta ma un obbligo e, per questo, è assurdo prendersela con chi applica la legge e la fa rispettare – dicono ancora dall’associazione di categoria -. E’ d’altronde vero che se la peste suina si dovesse diffondere anche nel nostro territorio, i danni sarebbero enormi sia per gli allevatori, ma anche per i semplici cittadini: sebbene l’uomo non ne venga infettato, le restrizioni per limitarne la diffusione – così come accaduto già in alcune parti d’Italia – sarebbero enormi. Non possiamo quindi che ringraziare chi fa rispettare le leggi ed esprimere loro solidarietà per gli attacchi che hanno e stanno ricevendo da parte di persone che probabilmente non hanno chiara la visione di insieme della situazione. Al tempo stesso chiediamo alle istituzioni di operare in modo che queste persone che più che ‘animaliste’ definiremmo ‘esaltate’, siano messe nella posizione di non nuocere all’intera comunità con i loro comportamenti, che è del tutto evidente non tengono conto dell’interesse comune”.