Monte Altissimo, gli ambientalisti dicono no agli scavi: “Procedimento da annullare”

Le associazioni rilanciano la loro richiesta alla Regione
Fumata nera anche il 12 dicembre nell’esame annunciato come finale del progetto presentato dall’Henraux Spa. E Amici della Terra Versilia, Athamanta, il Comitato indipendente per la partecipazione l’informazione e la trasparenza di Seravezza, Custodi della Ceragiola, Italia Nostra Versilia, Le Voci degli alberi, Mountain Wilderness Italia aps, Nuovi Paesaggi Urbani e Wwf Alta Toscana, alzano il tiro.
I gruppi tornano a chiedere, infatti, la conclusione del procedimento. Intanto per decorrenza dei termini, spostati a loro parere illegittimamente di altri 30 giorni. Ma al di la della guerra sulle date, secondo loro l’archiviazione della richiesta è imposta per i contrasti insanabili con le norme dei progetti aziendali: “Criticità insormontabili – affermano – sono state più volte segnalate dalla Soprintendenza al Paesaggio, dall’Arpat, dal Parco delle Apuane, dall’Unione dei Comuni e altri. E si aggiunge la mancanza del titolo disponibilità dell’azienda che intende scavare sul Monte Altissimo previsto dall’articolo 16 della legge regionale 35/2015″.
“Quell’autorizzazione è impossibile – segnala Claudio Grandi di Italia Nostra – L’Henraux Spa ha consegnato i suoi piani da 21 mesi. Si sono succeduti innumerevoli confronti con le autorità amministrative. Tra rinvii e proroghe concesse al privato per modificare le sue pretese e renderle compatibili con le norme vigenti l’istruttoria è diventata una tele novella. Nonostante sia stata aiutata a diventare ragionevole e gli sia stato consentito di presentare vari progetti, l’azienda conferma pretese non autorizzabili. Se ne facciano una ragione”.
All’unisono tutte le organizzazioni ambientaliste rincarano la dose: “Leggendo le documentazioni – scrivono – si apprende che il privato prima si è rifiutato di prendere atto delle criticità segnalate dagli enti e poi ha proseguito con un atteggiamento di scarsa collaborazione. Le risposte alle richieste di nuove soluzioni non sono state risolutive ma incoerenti con le cartografie presentate, portatrici di ulteriori criticità e di informazioni contrastanti. I vincoli ostativi non sono stati rimossi”.
Neppure l’ultimo cambiamento di progetto è piaciuto agli ambientalisti: “Per aggirare gli ostacoli di legge chiedono di abbattere con esplosivo 56mila mc di vetta con lo scarico dei detriti per decine di migliaia di tonnellate nella sottostante porzione di monte. L’azienda ha invocato il proposito, assieme all’assessore al Cave di Seravezza Silicani, con la finalità̀di messa in sicurezza per i lavoratori”.
Angela Giudice Andrea degli Amici della Terra ci tiene a sottolineare che “la stessa Usl afferma in atti che non sussiste questa attuale necessità. E neppure quella di realizzare due accessi in galleria per una eventuale via di fuga. L’espediente di spianare la montagna nell’interesse degli operai e già stata utilizzata per il Pizzo di Falcovaia nel 2006 ed ha prodotto una irreparabile quanto irripetibile devastazione ambientale. E i posti di lavoro sono calati. Se non è assicurabile lo svolgimento delle attività̀previste senza interferire con la stabilità di quanto gli sta sopra – conclude – semplicemente questa non può essere avviata”.
Un giudizio quindi senza appello. Che conferma infine Rosario Brillante del Cipit: “E’ ormai espressamente scritto agli atti dalla Soprintendenza che era falso il parere dell’Ufficio Cave del Comune di Seravezza sulla compatibilità del piano aziendale con gli strumenti di pianificazione territoriale. E anche sul diritto dell’Henraux spa a chiedere l’autorizzazione a Uffici e amministratori del Comune è sfuggito che l’autodichiarazione di disponibilità delle aree rilasciata dall’amministratore Carli non è conforme. L’Henraux spa dal 2020 non può vantare più di essere titolare di diritti privati su buona parte dei mappali oggetto d’intervento. Anzi, continuando ad estrarre e vendere marmo proveniente dalle Cervaiole, mentre la proprietà di quelle terre è in accertamento giuridico, sta determinando un possibile danno al demanio civico e agli interessi di terzi. Dispiace che il Consiglio comunale di Seravezza abbia mancato di accertarsi prima di approvare i suoi piani. Noi gli avevamo chiesto di farlo”.
Ma le associazioni non si fermano qui: “Noi riteniamo – precisa Brillante – che anche l’accordo concluso nel 2016 tra l’allora sindaco Neri e l’amministratore dell’Henraux Carli, da cui discendono i piani di escavazione, oggi sono viziati di nullità per il venir meno dei fondamenti giuridici di quella stipula. Tutto gli atti che ne sono conseguiti vanno doverosamente disapplicati dalla pubblica amministrazione”.
“Sarebbe opportuno a questo punto – concludono le associazioni – che il sindaco di Seravezza aprisse finalmente un serio tavolo di confronto sulla sua volontà, che non condividiamo, di cedere l’Altissimo al privato. Anche perché chi vuole vendere deve avere chiaro cosa vende e come. Ma soprattutto, chi intende comprare, cosa potrà o non potrà più farci con quanto acquisterebbe”.