Seimiglia e alta Valfreddana senza medico di base, scatta la mobilitazione

28 gennaio 2023 | 15:39
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Seimiglia e alta Valfreddana senza medico di base, scatta la mobilitazione

Una raccolta firme, aperta a tutti i territori periferici, “la continuità, la giusta distribuzione e la qualità dei servizi sanitari”

Un’intera area senza medico di base per problemi burocratici. E si alza la polemica.

È quella del comitato paesano di Valpromaro che raccoglie la protesta di un territorio che va dalle Seimiglia fino all’alta Valfreddana. Una mobilitazione che, per ora, è partita con una raccolta firme che chiede, aprendo la strada a una questione che potrebbe interessare diversi territori di periferia, “la continuità, la giusta distribuzione e la qualità dei servizi sanitari sul territorio con particolare riferimento alla presenza dei medici di medicina generale“.

“Il 2023 – dicono i promotori – è iniziato per il nostro territorio con una seria preoccupazione per tutta la popolazione delle colline e ancora una volta sentiamo il dovere di porre all’attenzione di tutta l’opinione pubblica, dei rappresentanti istituzionali e di chi da vicino e con ruoli ufficiali può intervenire per correggere la grave situazione che si è determinata. Il pensionamento di un medico di medicina generale, a riposo con la fine del 2022, ha aperto per le Seimiglia il problema dell’assistenza sanitaria di prossimità. Circa 400 persone, anziani, malati cronici, interi nuclei familiari, si sono trovati nella necessità di dover scegliere un nuovo medico fra quelli ancora in grado di ricevere assistiti. Una scelta non semplice visto l’esiguo numero di professionisti convenzionati nell’ambito territoriale di riferimento. Una scelta poi compromessa dall’impossibilità di poter beneficiare di una costante assistenza medica di prossimità. È stato subito chiaro infatti che nessuno dei professionisti attualmente convenzionati nell’ambito territoriale di riferimento (composto dai comuni di Viareggio, Camaiore e Massarosa), si sarebbe reso disponibile per attivare un ambulatorio nella zona collinare di Camaiore”.

Si allontana così dai cittadini un presidio fondamentale e irrinunciabile, un vero e proprio diritto di cittadinanza – prosegue il comitato – il cui venir meno produce gravissimi squilibri sociali, aumentando le fragilità territoriali e in particolare dei più anziani e dei meno autonomi. Ciò che sta accadendo nel nostro territorio e non solo qui ha radici profonde e viene da lontano. Mancano i medici. Ne formiamo pochi e ne specializziamo sempre meno, visti gli sbarramenti introdotti in ingresso alla facoltà di medicina e successivamente all’avvio dei percorsi nelle scuole di specializzazione. Non fanno eccezione i medici di medicina generale, i medici di famiglia, anch’essi non più così numerosi. Ma soprattutto distribuiti e organizzati sul territorio secondo criteri inefficaci. Esiste un’unica azienda sanitaria locale per un territorio grande come quattro province (Massa Carrara, Lucca, Pisa e Livorno); ma i medici di famiglia sono organizzati in altro modo. Esistono infatti ambiti territoriali, composti da aggregazioni di comuni. Solo in uno di questi ambiti i medici hanno la possibilità di svolgere la propria prestazione, accogliendo gli assistiti (fino a un massimo di 1500 per ciascun medico) e attivando gli ambulatori”.

“I confini degli ambiti sono rigidi – prosegue la nota – i medici non possono in via ordinaria accogliere assistiti provenienti da fuori quei confini né hanno la possibilità di attivare ambulatori fuori da quegli ambiti territoriali. A queste due condizioni se ne somma una terza, più generale e grave, costituita dall’assenza di regole che assicurino la ragionevole distribuzione della presenza dei medici sul territorio. Né la Regione Toscana, né la Asl infatti, stabiliscono le sedi di prestazioni ambulatoriali capaci di rispondere alla necessaria prossimità del territorio. E così i medici di medicina generale, all’interno del proprio ambito territoriale, possono attivare gli ambulatori indipendentemente dal luogo in cui risiedono i propri assistiti. Tre ingredienti per una miscela che è esplosa nel nostro territorio, facendoci vivere un problema comune a tutta la zona collinare del Comune di Camaiore e a gran parte delle aree rurali del nostro paese; e che ancora una volta dimostra la disparità di condizione vissuta dagli abitanti delle colline, delle montagne e delle campagne della nostra Regione”.

I cittadini delle Seimiglia promuovono la mobilitazione di tutte le comunità delle frazioni – spiegano – allo scopo di sostenere alcune fondamentali richieste, decisive per poter risolvere nel tempo e una volta per tutte il problema della presenza dei servizi nelle aree rurali: la Regione Toscana e la Asl Toscana Nord-Ovest, nell’ambito delle prossime procedure di attivazione delle convenzioni di medicina generale, inseriscano il territorio delle Seimiglia fra le zone carenti indicando la necessità di stabilire un ambulatorio nello stesso territorio e aprendo tale possibilità ai medici convenzionati sia nell’Aft Camaiore-Massarosa-Viareggio sia in quelle di appartenenza dei vicini comuni di Lucca e Pescaglia; la Regione Toscana e la Asl Toscana Nord – Ovest, introducano da subito regole per le quali sia garantita la presenza delle prestazioni ambulatoriali anche nei territori rurali, riconoscendo alla presenza periodica del medico di famiglia, un ruolo e una funzione insostituibili; si superino i rigidi confini delle aggregazioni funzionali territoriali (Aft), consentendo da subito ai medici di medicina generale di poter prestare il proprio servizio ambulatoriale nei territori di confine. Tale maggiore flessibilità consentirebbe di superare l’attuale criticità per esempio nella zona delle Seimiglia, e potrebbe essere risolta con l’attivazione di un ambulatorio di un medico convenzionato del vicino ambito lucchese. L’appello dei cittadini è rivolto alle amministrazioni locali, ai rappresentanti del governo sul territorio, alla Regione Toscana e all’Asl Toscana Nord-Ovest per trovare tempestivamente una soluzione di civiltà, che non privi i cittadini di un diritto fondamentale riconosciuto dalla Costituzione”.