Allagamenti nella macchia lucchese, Legambiente: “Una buona occasione per la ricarica delle falde”

1 aprile 2024 | 15:39
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Allagamenti nella macchia lucchese, Legambiente: “Una buona occasione per la ricarica delle falde”

L’associazione versiliese respinge le critiche alle condizioni della pineta di Levante: “Nessun rischio dalle zanzare in ambienti naturali”

Allagamenti nella macchia lucchese, interviene Legambiente Versilia.

“Relativamente al problema degli allagamenti preme ricordare che la Macchia Lucchese, nella quale sono comprese le riserve naturali della Lecciona e della Guidicciona – dice l’associazione – è, per sua natura, un’area soggetta a periodici allagamenti, che si manifestano con cicli stagionali nelle depressioni retrodunali e nei canali di scolo che l’attraversano. Gli allagamenti garantiscono lo sviluppo di comunità acquatiche tipiche delle zone umide in essa contenute, assicurando alti livelli di biodiversità all’interno del Parco. Mantenendo inoltre l’umidità dei suoli, essi forniscono un importante beneficio ecosistemico alle aree circostanti, raffrescando il clima durante la calura estiva e contrastando la minaccia del cuneo salino a livello della falda freatica”.

“Legambiente, quindi, conferma quanto già asserito dal Consorzio di Bonifica, in merito al fatto che gli allagamenti nell’area protetta sono una buona occasione per la ricarica delle falde acquifere – prosegue l’associazione – provate da lunghi periodi di siccità e che non sono fonte di rischio idraulico, vista l’assenza nelle vicinanze di abitazioni vulnerabili, considerando anche che i fossi della pineta, soprattutto il fosso di scolo principale, assicurano già una moderata funzione drenante. Sebbene la comunità acquatica presente nell’area sia costituita anche da zanzare, queste non appartengono alle specie in grado di trasmettere le malattie oggi emergenti in varie parti del mondo e sporadicamente rilevate sul territorio nazionale. Alcune specie possono sì essere fonte di disagio per l’uomo, se si sviluppano in modo massivo, ma per tale motivo non è pensabile effettuare all’interno del Parco trattamenti di contenimento, larvicidi o adulticidi, in quanto costituirebbero un serio pericolo per la fauna in esso presente, oltre ad essere evidentemente problematici e controproducenti”.

“Infatti le lame e i fossi del bosco che rimangono allagati per un tempo sufficiente ospitano una rete trofica complessa che comprende anche i naturali predatori delle larve di zanzara come coleotteri acquatici (per esempio delle famiglie Gyrinidae e Dytiscidae), larve di libellula (varie famiglie), eterotteri acquatici (delle famiglie Gerridae e Nepidae), tritoni e rane. In un ambiente sano, con abbondante vegetazione acquatica, la presenza di questi predatori limita naturalmente la presenza di zanzare che però possono proliferare nelle raccolte d’acqua temporanee che si formano nelle pozzanghere, negli incavi degli alberi, tra i rifiuti abbandonati e nei sottovasi delle fioriere delle abitazioni, dove i predatori acquatici non possono o non fanno in tempo ad arrivare”.

“Come chiaramente illustrato in un momento formativo per la cittadinanza organizzato recentemente dal Comune di Camaiore, le specie di zanzare da controllare metodicamente sono quelle che si sviluppano in ambiente urbano – dice ancora Legambiente Versilia – e non certo negli ambienti naturali delle zone umide del Parco. Sono infatti rappresentate dalla zanzara esotica introdotta in Italia da vari decenni e comunemente conosciuta come zanzara tigre (Aedes albopictus) e dalla zanzara comune (Culex pipiens). Per queste sarebbe certamente utile un’azione di controllo in ambito urbano, con le metodologie oggi consentite e con l’indispensabile collaborazione della cittadinanza”.

“Per quanto concerne infine i possibili disagi lamentati da alcuni cittadini che frequentano l’area ribadiamo, se ce ne fosse ancora bisogno, che per la Macchia Lucchese (nota localmente come pineta di Levante), riserva naturale all’interno di un Parco, le priorità sono date dalla conservazione e dalla tutela, oltre che dalla comune fruibilità. Sarà quindi sufficiente attendere il tempo necessario affinché il livello delle acque cali naturalmente e i sentieri tornino ad essere di nuovo percorribili. Le attività ricreative, in certe occasioni (molto rare peraltro), possono attendere che la situazione migliori, nel massimo rispetto della natura. Senza contare il fascino che il bosco allagato offre ai visitatori che dotati semplicemente di un paio di stivali possono godere di uno scenario suggestivo e insolito per le loro passeggiate nella natura. Questo utile e temporaneo “disagio” potrebbe addirittura diventare una attrattiva per un diverso tipo di turismo: naturalistico e destagionalizzato”.

“Per concludere, l’attuale stato conclamato di cambiamenti climatici, con lunghi periodi di siccità e piogge intense molto più frequenti ed impattanti di quelli a cui siamo abituati, ci impone di ripensare a una diversa gestione del nostro territorio – conclude Legambiente – con particolare attenzione a tutte le aree “verdi”. La massima attenzione dovrebbe essere rivolta alla capacità di queste ultime di assorbire acqua piovana, per assicurare sistemi più sostenibili di ricarica della falda, ridurre il carico idraulico dei corsi d’acqua (nel caso specifico la Bufalina) durante gli eventi meteorici, mantenere in salute il patrimonio vegetale, sequestratore di anidride carbonica e mitigatore del clima locale”.