Travolto e ucciso dopo un furto, Del Ghingaro: “Viareggio non è la città della vendetta”

Il sindaco: "Le istituzioni e le forze dell’ordine hanno adesso il compito di collaborare per ridare fiducia e speranza ad una città profondamente ferita"

Viareggio non è la città della vendetta: è una città solidale che rifugge qualsiasi tipo di violenza. Ha una storia di libertà e di inclusione che rivendica sempre con orgoglio”. Così il sindaco Giorgio Del Ghingaro sul caso del 47enne di origine marocchina travolto e ucciso con l’auto dopo un furto. 

“Il grave fatto di cronaca nera che in questi giorni fa discutere l’Italia intera – dice il prim cittadino – ha scosso la nostra comunità nel profondo: le immagini, violentissime, riprese dalle telecamere di sicurezza e rimandate in tutti i tg, nazionali e non, hanno mostrato un episodio che non può e non deve descrivere la nostra città. Vergognosamente si sono alzati cori sguaiati di chi inneggia alla “legge del taglione”: tifoserie e strumentalizzazioni politiche che disegnano una città violenta che non esiste”.

“Come istituzioni democraticamente elette – prosegue – non possiamo in alcun modo giustificare la “giustizia fai da te”. Occorre invece il rispetto delle leggi: un principio che vale per tutti. C’è bisogno di una politica, che sia ferma nelle regole ma non lasci indietro nessuno.  Servono prevenzione e quando è necessario repressione, ma niente può giustificare un gesto così efferato perché in uno Stato di diritto ogni persona ha la stessa dignità e lo stesso valore. Le indagini in corso chiariranno tutti gli aspetti e stabiliranno responsabilità e pene, ma resta il fatto che una vita è stata spezzata. Le tragedie come questa meritano riflessione e silenzio. E rispetto dovuto a tanto dolore”.

“Le istituzioni e le forze dell’ordine – conclude Del Ghingaro – hanno adesso il compito di collaborare per ridare fiducia e speranza ad una città profondamente ferita: per rasserenare l’orizzonte delle donne e degli uomini di Viareggio, e sono tanti, che credono nella giustizia e nella democrazia”.

 

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