Spara all’operaio che lo caccia dal suo oliveto e scappa foto

di Roberto Salotti
Spara almeno tre colpi il cacciatore ora ricercato in lungo e in largo sui monti di Coreglia Antelminelli e sulle strade di tutta la Valle del Serchio. Uno attinge alla gola Gianfranco Barsi, operaio di 49 anni, che cade a terra in una pozza di sangue davanti agli occhi del figlio Riccardo, studente 19enne in un istituto della Valle del Serchio. Una scena orrenda, che lo sconvolgerà per ore facendolo piombare in un apatico mutismo, prima di ritrovare la forza e poter parlare con i carabinieri. Il folle che ha premuto il grilletto del fucile contro il padre, soltanto perché lo aveva cacciato dalla loro proprietà, ha fatto fuoco anche contro di lui, salvato dalle sue gambe giovani e veloci in fuga tra gli ulivi.

Ora è con tutta la famiglia accanto al papà, ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di rianimazione dell’ospedale Cisanello di Pisa, dove lo ha condotto l’elisoccorso. Una scena da film dell’orrore che si è consumata in un oliveto ad un chilometro e mezzo circa dal paese di Vitiana, un pugno di case inerpicate sui monti dove la gente non ha mai visto cose simili e dove tutti adesso hanno paura: “Se c’è un killer nascosto in questi boschi, lo stanino in fretta perché quell’uomo ha agito con l’intento di uccidere”, recita come una litania una donna che vive in località la Grotta, a pochi passi dal luogo in cui stamani (7 novembre) poco dopo le 11 si è consumata la folla di un uomo, ancora ricercato. I carabinieri hanno già formato un identikit: 50 anni circa, capelli bianchi, forse fuggito a bordo di una jeep nera, come hanno segnalato alcuni abitanti del posto ai militari soltanto dopo aver saputo quello che era accaduto. Si cercano riscontri, ma al momento non ce ne sono.
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Ma sono tanti ancora gli interrogativi da sciogliere, anche se forse rischia di rimanere inspiegata una reazione tanto sanguinaria: un raptus di uno sconosciuto o qualche ruggine o conto in sospeso da saldare con il sangue? Per ora i carabinieri propendono per la prima ipotesi, sulla base del primo racconto del figlio di Barsi, che non conosceva l’uomo che si è accanito contro il genitore. Il padre, che lavora come operaio alle industrie cartarie Tronchetti di Piano di Coreglia, gli aveva chiesto di accompagnarlo nel terreno di proprietà per tagliare l’erba e iniziare la raccolta delle olive.
Terrore nell’oliveto. A metà mattinata, i due sono a buon punto con la pulizia di quel piccolo fazzoletto di terra, poco sotto una vigna, in un terrazzamento che domina il tetto dei monti davanti. All’improvviso si avvicina un cacciatore: prende un vialetto sterrato che conduce all’oliveto e ignora il cartello di proprietà privata. Del resto, non ci sono recinti, né una rete a poterlo fermare, ma quando Gianfranco lo nota armato di fucile e in tenuta da caccia, lo apostrofa immediatamente, invitandolo ad andarsene, spiegando che quella era proprietà privata. Il cacciatore, senza esitare, si volta all’improvviso e spara il primo colpo contro Gianfranco, a distanza di qualche metro. Lo colpisce alla gola, atterrandolo all’istante. Il figlio terrorizzato ha un attimo di esitazione, poi l’istinto non lo tradisce: fugge tra gli olivi, si arrampica su, fino alla casa più vicina. “Mio padre, hanno sparato a mio padre”, dice all’anziano che incontra per primo. Lui corre in paese, va in piazza, fa telefonare subito al 118. I cellulari non prendono bene, tanta gente qui non li usa nemmeno. La gente comincia a correre, uno stalliere è più veloce di tutti e corre da Gianfranco, disteso a terra in una pozza di sangue: “Mi hanno sparato”, è riuscito a dirgli con un filo di voce.
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“Era una maschera di sangue”. “E’ stato terribile vederlo così – racconta il ragazzo che per primo ha soccorso l’operaio -: alla gola aveva un foro, largo come una pallina da ping pong, però riusciva a parlare, con un filo di voce”. Nel frattempo era scattata la macchina dei soccorsi. Difficile raggiungere il posto con le ambulanze. I sanitari inviati dal 118 sono dovuti arrivare a piedi. L’elisoccorso ha faticato per raggiunge il ferito: i sanitari a bordo si sono calati con un verricello e hanno intubato il ferito, poi trasportato in barella fino ad un campo dove poi è atterrato l’elisoccorso, ripartito per l’ospedale Cisanello di Pisa. Qui Barsi è stato sottoposto ad un delicatissimo e lungo intervento chirurgico per salvargli la vita. La prognosi è strettamente riservata.
La corsa disperata del figlio. Il figlio Riccardo, invece, se l’è scampata ma è l’unico – oltre al genitore – ad aver visto in faccia l’aggressore. Non da vicino, comunque. E il suo racconto è ancora confuso. Inizialmente non è riuscito a dire quasi nulla ai carabinieri di Coreglia e a quelli del radiomobile e del nucleo operativo della compagnia di Castelnuovo, diretti dal capitano Paolo Volonté, che stamani si è recato personalmente sul posto. Poi, superato lo choc iniziale, è riuscito a dare qualche dettaglio in più agli investigatori.
L’identikit del cacciatore. I carabinieri stanno ricercando un uomo di circa 50 anni, ma potrebbe averne anche qualcuno di più, perché è stato descritto con i capelli brizzolati tendenti al bianco. E’ fuggito con il fucile con il quale ha sparato, perché in zona non è stato trovato dai carabinieri che hanno battuto in lungo e in largo anche i boschi, ma non è escluso che possa essersene disfatto in qualche altro luogo o modo. Immediatamente, sono scattati posti di controllo in tutte le vie d’accesso a Vitiana. Ci sono almeno due strade per raggiungere il paese, ma su questi monti al confine tra i comuni di Coreglia, Barga e Bagni di Lucca si può sparire facilmente. Alcuni abitanti hanno poi riferito ai carabinieri di aver visto allontanarsi a tutta velocità una jeep scura, qualche tempo dopo gli spari nell’oliveto. Al momento si cercano riscontri che non sono, purtroppo, ancora arrivati. Ma i carabinieri seguono una pista precisa.
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